27 articoli dell'autore Riccardo Zingone

Riccardo Zingone 15/09/2024 0

Gente di Halaesa-Nebrodi: Domenico Boscia

Ho incontrato il professore Domenico Boscia, ceramista, scultore e artista a tutto tondo, dopo avere parlato di lui quale ideatore del magnifico murales in ceramica La via del mare di Torremuzza, installazione collocata nella frazione marinara del comune di Motta d'Affermo, uno dei sette che fanno parte di Halaesa-Nebrodi.
Con Domenico, recentemente tornato da un'esperienza eccezionale vissuta tra Stati Uniti e Giappone, ho avuto il piacere di assaporare un caffè e intrattenermi in una lunga e piacevole chiaccherata, incrociando spesso i vivaci occhi azzurri che sanno di cielo e mare della sua Sicilia. 

Domenico, raccontaci di cosa ti ha portato così lontano, Los Angeles e Tokyo non sono esattamente dietro l'angolo.

Ritengo che sia il desiderio di tanti artisti girare per il mondo, visitare luoghi particolari, ognuno con la loro storia, cultura e vita sociale. Io sto avendo questa possibilità attraverso il Made in Sicily e il Tour Mondiale 2023-2024 della nave più bella del mondo che è l'Amerigo Vespucci. Siamo stati a Los Angeles, da poco rientrati da Tokyo con prossima tappa a Singapore e poi ancora altri appuntamenti. Ad ogni tappa una straordinaria esperienza artistica con la quale sto portando avanti la presentazione della ceramica artistica siciliana.


Dalla sinergia tra Ministero della difesa, Ministero del turismo e Ministero delle imprese e made in Italy nasce Villaggio Italia, la prima mostra itinerante dell'eccellenze italiane veicolato dal Tour mondiale della Amerigo Vespucci. Quali le tue impressioni? L'Italia piace così tanto all'estero?

Partire e restare oppure partire e ritornare. Questi i dilemmi, potremmo dire storici, che molti immigrati siciliani si sono posti dal momento in cui sono arrivati a destinazione prefissata.
Da una forte intuizione tra i vari ministeri della nostra nazione, in particolare il Ministero della Difesa, il Ministero degli Esteri, il Ministero del Turismo e il Ministero delle Imprese, insieme alla Regione Siciliana – Assessorato alle Attività Produttive, Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all'Identità, Assessorato Regionale all'Agricoltura, allo Sviluppo Rurale e alla Pesca Mediterranea, Assessorato alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro, Parco Archeologico Valle dei Templi, Città di Catania, UNPLI Associazione Nazionale Proloco d’Italia e USEF – prende vita il Villaggio Italia in più porti di diverse nazioni, grazie al Tour Mondiale della Nave Scuola Amerigo Vespucci, riunendo con molta forza e passione tutte le eccellenze italiane e, in particolare, quelle siciliane.

In questo contesto, il Made in Sicily, attraverso un progetto molto ambizioso, il Libro delle Radici, si candida a diventare un simbolo dell’orgoglio siciliano e un punto di riferimento per la cultura e la creatività della Sicilia a sostegno di tutti i siciliani nel mondo. Infine, attraverso un progetto che sto portando avanti con Davide Morici e Giovanni Callea, i due fondatori dell’Associazione Io Compro Siciliano – il Made in Sicily, realizzerò un albero a tutto tondo alto circa quattro metri, tutto in terracotta maiolicata con lastre in pietra lavica, anch'esse maiolicate.

La tua performance con maestro giapponese Nakaijma Hiroyuky è diventata l'icona della tua esperienza nel paese del Sol levante. Davvero il linguaggio dell'arte è universale?

Grazie al grande entusiasmo della Console Generale d’Italia a Los Angeles, Raffaella Valentini, che ha accolto il progetto del Made in Sicily, dopo aver presentato l’Albero delle Radici al Villaggio Italia realizzato nel porto di Los Angeles, grande successo ha avuto “Torna a Casa” e “Il Simposio degli Dei” di Marco Savatteri Production. La prima è una performance narrativa unica, un invito simbolico e una celebrazione dedicata agli emigrati italiani nel mondo, un richiamo alle proprie radici. L’evento ha visto la partecipazione di 18 performer tra ballerini, cantanti, attori e acrobati. La loro esibizione ha rappresentato un viaggio emozionale verso le proprie origini, rappresentando in musica la tragedia della Triangle Shirtwaist Factory a New York nel 1921.

La seconda parte ha visto la rappresentazione omerica del viaggio di Ulisse che ritorna a casa nella sua amata Itaca. Inoltre, è stato firmato, insieme a tante autorità del posto, il Libro delle Radici, il cui primo firmatario è stato Celestino Drago, chef originario di Galati Mamertino, simbolo della cucina siciliana ed italiana in California. Tra i firmatari ci sono stati anche Giuseppe Lai, Comandante della nave Amerigo Vespucci, Vincenzo Andronaco da Amburgo, Peppe Cappellano da Rotterdam, Alessandro Miceli da Dubai, il sottosegretario Valentino Valentini, il presidente nazionale dell’UNPLI Antonio La Spina, lo scultore Jago e molti altri.

Al Villaggio Italia a Tokyo, l’appuntamento è stato un abbraccio culturale tra Oriente e Occidente: il Made in Sicily ed Enit hanno presentato la performance artistica del maestro giapponese Nakajima Hiroyuki e del sottoscritto. Un evento unico nel suo genere che ha unito due mondi artistici, distanti ma accomunati da un profondo rispetto per le radici culturali: la tradizione giapponese della calligrafia e la secolare arte della ceramica artistica siciliana. La performance è in continuità con quanto realizzato a Los Angeles, con la presentazione del Libro delle Radici. A Tokyo abbiamo lavorato sull’incontro e lo scambio di radici diverse eppure fortemente compatibili. Il tema delle radici è centrale anche nel dibattito giapponese. Questa performance ha rappresentato un vero e proprio abbraccio culturale tra Italia e Giappone, un momento di contatto artistico che celebra le radici e le tradizioni di due culture millenarie, proiettandole nel presente con uno sguardo verso il futuro.

Il mio intervento artistico ha trovato le sue radici nei colori e nei decori della Sicilia, soprattutto in quelli arabo-spagnoli. L’obiettivo della mia performance è stato quello di far emergere con passione che l’origine delle forme e dei colori del mio intervento artistico è strettamente connessa alle mie radici siciliane.

La Sicilia è la tua terra d'origine ma il mondo intero sta diventando il tuo terreno espressivo: hai altri progetti che ti porteranno oltre mare?

Nato in Sicilia, a Motta d’Affermo, nel 1969, mi sono specializzato in scultura e progettazione del design ceramico, oltre che in decorazione di ceramica artistica. Sono profondamente legato al mio territorio e alla tradizione della ceramica di Santo Stefano di Camastra (ME), dove insegno presso il Liceo Artistico Regionale “Ciro Michele Esposito”. Le mie opere sono state esposte sia in Italia che all’estero. Inoltre, mi sono avvicinato molto alla cultura siciliana e alla tecnica Raku, che esprime l’essenza Zen dell’imperfezione, praticandola intensamente. Tutto questo è diventato per me un terreno espressivo che mi ha portato anche in Cina, e che oggi mi vede impegnato in una bellissima avventura con il Made in Sicily, a seguito del Tour Mondiale 2023-2025 della nave scuola Amerigo Vespucci.

Durante le trasferte che hanno dovuto affrontare le tue ceramiche hai vissuto alcune disavventure che, però, hanno avuto un lieto fine. Esattamente cosa è successo?

Il 26 agosto, al Villaggio Italia a Tokyo, ha avuto luogo una performance artistica che ha visto la collaborazione tra me e il maestro giapponese Nakajima Hiroyuki. L’Italia abbraccia il Giappone, un evento pensato per dare una rappresentazione visiva della collaborazione tra due popoli e due Paesi apparentemente lontani, ma estremamente affini. Un momento di contatto artistico che celebra le radici e le tradizioni di due culture millenarie, proiettandole nel presente con uno sguardo verso il futuro. L’evento è stato prodotto dal Made in Sicily in collaborazione con Enit, a cura di Giovanni Callea e Davide Morici.

In occasione della performance, la presenza della ceramica al Villaggio Italia a Tokyo è stata una grande opportunità per dare visibilità e valore a un settore molto importante per la Sicilia. Queste sono state anche le parole dell’onorevole Edy Tamajo, assessore delle Attività Produttive della Regione Siciliana, che ha parlato di radici, ma anche del futuro della nostra terra.

Durante i giorni della permanenza a Tokyo, due piatti del Vespucci e una testa di moro si sono rotti accidentalmente. Pertanto, abbiamo subito contattato un’esperta di Kintsugi, Jka Aya, che con molta cortesia e la sua enorme cura ci ha ospitati nel suo laboratorio per oltre sei ore per riparare i due piatti del Vespucci. L’iniziativa è nata dal racconto della metafora utilizzata dal maestro Hiroyuki, che, attraverso la tecnica del Kintsugi, ripara con l'oro tutto ciò che è porcellana o ceramica artistica rotta, conferendole un notevole valore simbolico. La stessa cosa è stata fatta con la testa di moro.

Per me, Davide e Giovanni, l’incontro con il maestro Hiroyuki è stato reso memorabile proprio dall'incontro con persone come Jka Aya, dal loro amore per la propria cultura e dalla grande curiosità verso altre culture.

Da qualche tempo si è avviata una proficua collaborazione con Il Made in Sicily, iniziativa che vuole promuovere le eccellenze siciliane nel mondo. Quali i progetti che nasceranno da questa sinergia?

Con il team de il Made in Sicily stiamo lavorando con grande entusiasmo sul progetto Torna a casa, un rientro alle proprie radici da parte dei tantissimi siciliani che vivono all'estero ma che hanno mantenuto saldo il loro rapporto con la terra d'origine. Nello sviluppo dell'entusiasmante progetto è prevista la nascita del Museo del Made in Sicily che che sorgerà a Palermo.

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Riccardo Zingone 06/09/2024 0

Sicilian Crossing a Pettineo fino al 15 settembre

Appena arrivato al primo ambiente del Palazzo comunale di via Garibaldi che accoglie la mostra Sicilian Crossing- Migrazioni Siciliane in America e comunità derivate vengo accolto da un grande silenzio che induce, immediatamente, alla meditazione ed alla lettura didascalica e fotografica dei 120 pannelli che raccontano la grande emigrazione siciliana in America avvenuta dal 1870 fino al 1924. 
Ma è solo un silenzio apparente poichè, via via che ci si addentra nella lettura, nella mia mente iniziano a farsi spazio immagini e suoni provenienti dal fertile terreno della memoria, incoraggiati dall'ampia descrizione fotografica che arricchisce e nobilita la mostra: ecco che, allora, iniziano a riecheggiare i canti antichi di contadini e pastori dediti al duro lavoro nei campi, lo scalpitio degli animali da soma utilizzati per il trasporto delle messi, il rumore dei picconi utilizzati da giovani solfatari nudi, spesso condannati ad una morte precoce da malattie che oggi definiremmo "professionali", tutti elementi che fanno da contraltare alle agiate condizioni dei latifondisti di allora che, senza fatica alcuna, sfruttarono le miserie umane per accumulare ricchezze e privilegi.

Ancora suoni sembrano provenire dal porto di Palermo dove all'ancora vi erano enormi piroscafi pieni zeppi di esseri umani che ricordano, con angoscia, gli attuali barconi dei migranti (con la differenza che le immagini di allora erano in bianco e nero mentre quelle di oggi sono a colori) e le cui lacrime del doloroso distacco dalla propria terra solo parzialmente venivano mitigate dalla speranza di trovare un futuro migliore. Il suono caratteristico rilasciato dalle sirene delle navi avvisava di una  partenza che sembrava chiudere una pagina per aprirne un'altra lontano, in un altro mondo, nel nuovo mondo delle americhe. 
Una volta sbarcati in America ancora suoni: una lingua nuova e sconosciuta, il via vai degli automezzi delle grandi città, il rumore del tram, il frastuono di macchinari industriali mai visti e di metodi di pesca e lavorazione del pesce sconosciuti, i battiti del cuore accelerati dalla paura e dallo smarrimento.

Sempre restando nel tema dei suoni, i dati storici ci ricordano che solo una parte dei nostri conterranei poterono urlare di gioia poichè avevano, realmente, potuto migliorare le proprie condizioni di vita mentre per tantissimi altri lo sbarco in America marcò, drammaticamente, il passaggio da uno sfruttatamento ad un altro e l'emigrazione significò solamente avere traslato la propria condizione di miseria dal "vecchio" al "nuovo" continente. Alcuni di loro furono costretti a ritornare nell'amata-odiata Sicilia.

La mostra racconta il prima, il durante ed il dopo ovvero le motivazioni che hanno determinato un così vasto fenomeno migratorio, i momenti emotivi e pratici che raccontano dell'organizzazione del lungo viaggio, dell'arrivo in America, dell'inizio della nuova vita in una terra certamente ospitale ma anche sconosciuta.
I cinquantanni della migrazione vengono perciò riassunti in quattro sezioni: la prima  ci riporta alle cause socio-economico-storiche che hanno costretto migliaia di siciliani ad abbandonare la propria terra (la crisi delle miniere di zolfo e pomice, la devastazione dei vigneti determinata dalla filossera, la progressiva chiusura di tonnare e saline, la ribellione dei fasci siciliani del 1894 ed il devastante terremoto di Messina del 1908). La seconda e la terza descrivono i patemi d'animo legati alla partenza dalla Sicilia fino allo sbarco a Ellis Island con la nascita della comunità di Little Italy e le relative implicazioni che essa ebbe nel tessuto sociale statunitense. La quarta, infine, è dedicata al nevralgico ruolo che ebbero le Società di mutuo soccorso che nacquero nel corso degli anni, elementi fondamentali per l'integrazione e l'assistenza dei siciliani che arrivavano.

Nel frattempo, in un alternarsi di ricordi musicali e frame di documentari in bianco e nero recuperati dal cassetto dei ricordi, vengo raggiunto dall'assessore al turismo del comune di Pettineo, Mariolina Sanguedolce, con la quale condivido la parte finale della mostra ed alla quale ho rivolto alcune domande.


-Assessore, Sicilian Crossing approda a Pettineo, quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad inserire il suo comune tra le tappe della mostra? 
Le motivazioni fondamentali sono l'incentivazione e la valorizzazione storica e culturale del nostro borgo al fine di far conoscere, attraverso un processo di consapevolezza,  la situazione demografica e socio-economica di quel periodo che ha visto lasciare la propria terra a tanti nostri conterranei con la speranza di trovare "fortuna" presso un altro continente del tutto sconosciuto, tra glorie ma anche tante amarezze. 

-La comunità pettinese ha pagato un caro prezzo in termini di calo demografico: nel decennio 1921-1931 la popolazione è scesa drasticamente del 36% con ripercussioni socio-economiche rilevanti. Un'emorragia che è continuata, sia pure con numeri nettamente inferiori, fino ai nostri giorni. Quali le soluzioni per arrestare o invertire questo preoccupante trend?
Questa iniziativa dovrebbe servire da strumento di sensibilizzazione e dovrebbe essere un utile catalizzatore per cercare di arginare lo stesso fenomeno che oggi, purtroppo, sembra si stia ripetendo. Penso che il rilancio dal punto di vista turistico del nostro comune e di tutto il territorio sia una strada da percorrere attraverso un processo condiviso e che potrebbe avere, nel Turismo delle radici, un valido strumento di promozione turistica. 
In merito al calo demografico, le soluzioni potrebbero essere molteplici. Innanzitutto, è fondamentale promuovere l'occupazione e le opportunità economiche nella zona, incentivando l'imprenditorialità e l'attrazione di investimenti, azioni che il comune di Pettineo ha avuto la possibilità di attuare con dei contributi a fondo perduto (Fondi comunali marginali DPCM 30 Settembre 2021) mirati all'avvio di attività di ristorazione e lavorazione e trasformazione prodotti agricoli.
Un grosso input deve essere necessario nel migliorare i servizi, in particolare quelli dedicati alla famiglia e alla gioventù, che possono contribuire a rendere il Comune un luogo più attraente per le nuove generazioni. Infine ritengo fondamentale sviluppare programmi di valorizzazione territoriale quali gli eventi culturali e turistici, stimolando l'interesse dei visitatori verso Pettineo e non solo. Necessitano delle azioni di zona mirate, non individuali, che permettano a tutto il comprensorio di emergere, rispettando le peculiarità ed eccellenze proprie di ciascun borgo.

-Il 2024 è l'anno del Turismo delle radici, uno strumento prezioso per intercettare i discendenti dei nostri concittadini residenti all'estero e farli riavvicinare alle proprie origini. Quali sono, in tal senso,  le iniziative che la sua amministrazione intende portare avanti? Indubbiamente l'iniziativa portata avanti dal Ministero degli Esteri con l'intento di incoraggiare e rilanciare l'offerta turistica verso nuone direzioni ci ha coinvolti pienamente. Siamo convinti che incrementare quel legame affettivo e culturale che permetterebbe al visitatore di scoprire le qualità oggettive proprie del nostro territorio sia un'opportunità sociale ed economica rilevantissima per rilanciare il nostro borgo. Per questo motivo il comune di Pettineo ha voluto partecipare al Bando per la realizzazione di attività culturali in favore degli italo-discendenti  nel mondo ed è stato uno degli 850 Comuni italiani selezionati.

La mostra Sicilian Crossing- Migrazioni Siciliane in America e comunità derivate è promossa da Messina Tourism Bureau attraverso la Rete Metropolitana dei comuni per il turismo delle radici e dalla Rete dei Musei Siciliani dell’emigrazione.

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Riccardo Zingone 19/08/2024 0

Mistretta patrimonio dell'umanità, lo scossone di Luciano Mirone

In queste calde, caldissime giornate a cavallo di Ferragosto, arriva da Luciano Mirone, noto giornalista e scrittore di Belpasso, un articolo ricco di contenuti e destinato a suscitare interesse e dibattito all'interno della comunità amastratina, ma non solo: proporre la città di Mistretta come Patrimonio dell'umanità e quindi avviare l'iter per il suo inserimento nella World Heritage List della Convenzione sul patrimonio dell'umanità, adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO nel 1972.

Prima di addentrarmi nel contenuto dell'articolo voglio ricordare, a chi non lo sapesse, che Luciano Mirone è il Direttore del quotidiano online L'informazione.eu, è autore di numerosi libri e saggi, tra cui l'ultimo libro-inchiesta dedicato alla misteriosa morte del commediografo catanese Nino Martoglio. Nella sua lunga attività di giornalista, ha scritto per l'edizione trapanese del Giornale di Sicilia e si è formato professionalmente collaborando con Giuseppe Fava ne I Siciliani, instaurando anche rapporti lavorativi con il Venerdì di Repubblica, Oggi e La Repubblica.
Nel 2000 fonda il periodico L'Informazione che, nella sua versione online, diventa un quotidiano con l'obiettivo puntato sui fatti di cronaca, politici e di costume siciliani e nazionali.
Portano la sua firma diversi libri e approfondimenti legati a fatti di mafia, tra i quali citiamo Un 'suicidio' di mafia. La strana morte di Attilio Manca, a testimonianza dell'acuto spirito investigativo e del taglio da giornalista d'inchiesta puro, caratteristiche che hanno spesso connotato i suoi scritti. Mirone, dunque, è uno scrittore a tutto tondo i cui interessi spaziano dalla saggistica, all'attualità, alla politica e, come si diceva in apertura, anche alle vicende legate a fatti inerenti la sua terra: la Sicilia.
Mirone ama spesso citare Mistretta definendola una città che porta dentro il cuore, tant'è che due dei suoi ultimi libri, Il set delle meraviglie e Il caso Martoglio, sono stati presentati, su desiderio dell'autore, anche nella cittadina nebroidea, luogo dove il padre ha lavorato come Carabiniere e nella quale Luciano ha vissuto la sua infanzia, intessendo con essa un profondo e duraturo legame emozionale. Un po' come quelle amicizie sincere che sconfiggono il tempo e le distanze.

Conosco Luciano Mirone da diversi anni e ne ho sempre apprezzato e condiviso l'amore per un borgo che ha incrociato per caso nei primi anni della sua vita, ma, come spesso accade, ha comunque lasciato dentro il suo cuore, la sua anima, segni ben più profondi e duraturi. 
Oggi Luciano torna a parlare della sua Mistretta, lanciando alle istituzioni e alle energie positive del centro nebroideo, ma anche del territorio, una proposta coraggiosa e, per certi aspetti, dirompente: pensare Mistretta come Patrimonio dell'Umanità.
Non mi meraviglia affatto, anzi ne comprendo abbastanza bene le ragioni, che una proposta così importante, impegnativa e ricca di prospettive arrivi da chi, come lui, mistrettese non è, ma proprio per questa ragione è capace di osservare e di osservarci con sguardo lucido e distaccato, "scevro da interessi di parte" - ed aggiunge - "ma animato da criteri oggettivi".
Luciano, nella sua breve ma chiara esposizione, individua alcuni dei criteri posseduti da Mistretta e che potrebbero essere utilli ad accogliere il centro nebroideo nella prestigiosa lista dei Patrimoni dell'umanita: “Essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa”. E ancora: “Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana”, corrispondenti al 3° e 4° punto dei "Criteri culturali".
Ho ragione di ritenere che gli apprezzamenti di cui gode la nostra città siano condivisi da moltissime altre persone che, come Luciano, non vivono stabilmente a Mistretta e tuttavia ne colgono la magia che è capace di restituire quale borgo millenario che trasuda storia in ogni suo vicolo, dietro ogni pietra, sopra ogni tegola, attraverso la narrazione secolare delle sue tradizioni, della sua cultura, della sua identità.

Adesso, lanciato il progetto e lasciato decantare l'entusiasmo (e le perplessità) della prima ora, giunge il momento della riflessione e dell'approfondimento al fine di rispondere alla sollecitazione e comprendere se accogliere l'avvincente sfida o, piuttosto, declinare comodamente l'invito.

Io penso che, tra le righe della proposta di Luciano, vi sia il desiderio, che è anche la necessità, di dare uno scossone a Mistretta e al suo territorio, di farla uscire da una fase di stallo alla quale pare rassegnata, condizione che tanti di noi colgono, ma che altrettanti, supinamente, accettano.
Che si apra, quindi, un tavolo di discussione serio, articolato e motivato, a cui invitare le giuste competenze del mondo politico, istituzionale, accademico, culturale, associativo, imprenditoriale, religioso e turistico, con lo scopo di vagliare accuratamente la sostenibilità della proposta di Luciano.
Il GMT™ Halaesa-Nebrodi e l'ecosistema tutto di Territori e italianità, la cui missione è lo sviluppo turistico ed economico delle aree interne, non rimangono indifferenti all'appello di Luciano e sin d'ora manifestano il proprio entusiasmo e la propria disponibilità a dare un contributo allo stimolante progetto oggetto dell'articolo, consapevoli della complessità del percorso che, nelle sue indubbie difficoltà, appare comunque percorribile.

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